lunedì 17 settembre 2007

FRANTUMARE

Nel primo posto che non conosce il mio nome.

Ero sulla sua macchina e andavamo chissà dove.
E mi sono immaginata in una strada piena di luci e di persone. In realtà era notte e le luci ci venivano incontro con i palazzi ancora accesi, ancorati alla notte insonne di qualcuno che non sapremo mai chi è.
Allora ho fatto un respiro fortissimo, gonfiando i polmoni e dilatandoli il più possibile.
La mia schiena si è leggermente inarcata spinta dalla forza dell'aria che entrava dall'esterno. E poi tutta fuori mentre guardavo dal finestrino, mentre le luci si scolpivano sul mio viso che non aveva espressioni.
Allora lui ha detto: - esattamente dove sei ora?
- Forse a Tokyo. Non deve essere una brutta città.
- Pensavo non ti piacesse il Giappone - ha replicato ad un'affermazione che sembrava così stupida detta così piano.
- Non lo so, non ci sono mai stata - e ho alzato la radio per coprire i nostri pensieri con altre voci.
Ho rivolto di nuovo il mio sguardo vuoto all'esterno della macchina mentre qualche suono usciva ai lati delle mie orecchie.
E non c'era tristezza o gioia o malinconia, non c'era niente in quel momento. Tempo scandito da momenti così vuoti che potrebbero anche non essere mai esistiti.

Camminando nel buio per arrivare a casa sua ho pensato di voler tornare indietro, su quella strada piena di luci, in quella Tokyo dentro la mia testa e così senza lui, piena di persone con facce tutte uguali, orientali con gli occhi tagliati in mezzo al viso.
E quando lui ha capito che volevo essere in un posto senza che nessuno mi conoscesse e che forse su quella strada piena di luci e gente se ci fossimo visti da lontano, ci saremmo salutati alzando la mano verso l'alto mentre un fiume di passi attraversava la nostra scarsa conoscenza, allora ha chiuso gli occhi.
Aspettando che sul lato del marciapiede qualcuno ci desse il permesso di attraversare sulle strisce pedonali, di una città che scompare se apri gli occhi, che ti investe se li chiudi troppo presto.E quando attraverseremo su quelle strisce bianche e abbasseremo la mano dopo esserci salutati forse smetteremo di essere arrabbiati tra di noi perchè ora, non siamo nello stesso momento nella stessa città. Su due marciapiedi che non hanno solo una striscia di asfalto e persone a separare un possibile momento insieme. Un momento che smetta di essere così vuoto.

5 Commenti:

Alle settembre 18, 2007 4:29 PM , Anonymous Anonimo ha detto...

frantumare?
tokyo?
pensavo volessi stare bene e andare a new york.

 
Alle settembre 19, 2007 9:20 AM , Blogger chloe byrnes ha detto...

Mi piace il suono della parola, quando fai uscire dalla gola la prima r e aspetti la seconda più leggera con la u in mezzo che non sembra altro che un buco nero.
New York?
Ho già cambiato idea perchè come credi tu e mezzo mondo di conoscenti e affini sono instabile e in questa vita non sono fatta per stare al centro del mondo, nell'ombelico di un corpo che tutto sommato si sta solo decomponendo.

 
Alle settembre 20, 2007 12:40 PM , Anonymous Anonimo ha detto...

è una visione interessante che non mi sento di condividere.
Chissà se ci è rimasto qualcosa in comune.

 
Alle settembre 20, 2007 5:04 PM , Blogger lauren hynde ha detto...

perchè vi ammazzate, si sa?

 
Alle settembre 22, 2007 8:10 PM , Anonymous Anonimo ha detto...

allora, non ho capito benissimo perché mi ascoltavo nella stupenda vresione di champagne supernova ma credo di aver letto qualcosa di bello. sì.

 

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