sabato 20 ottobre 2007

Mi piace lavorare

Riemergo dopo una serie di giorni di tumulazione continuata in teatro: sono stata infatti reclutata quale direttrice di scena per uno spettacolo a mio dire assolutamente indecente , con un testo terribile e degli attori validi ma assolutamente poco convinti del testo. Una di loro , peraltro, sta lavorando con Spike Lee nelle colline senesi; colgo per sottolineare che secondo me Spike Lee inizia a essere un po' troppo in mezzo ai coglioni, qui in Toscana, sempre con rispetto [a Chloe] parlando.
Sono stati giorni bellissimi dal punto di vista climatico, anche se li vivevo solo nella pausa pranzo e nei momenti in cui c'era da far qualcosa di pratico all'aperto [vedi alla voce "Laureeeeeen, c'è da scenografare il tavolino, vai a comprare lo spray blu e passacelo due volte"], anche come temperature, e quando stamattina sono uscita col cane l'aria era rarefatta e tagliente, e ho sorriso, perchè sento che finalmente arriverà quell'inverno gelido tanto agognato lo scorso anno, e forse mi troverà pronta.
L'altra sera a cena osservavo questi teatranti gaudenti, che alle volte sembrano fare spettacoli solo per potersi fare le goduriosissime cene notturne, in cui si ride, si coniano ottavine e tutto è sempre un gioco, tutto è sempre teatro, pochi attori smettono di essere attori , una volta scesi dal palco. Poi , sotto la categoria attori, inteso sempre come attori di teatro [perchè sennò la cosa è troppo vasta] si possono individuare diverse specie:ad esempio stavolta lavoravo con un guitto, un'attrice di scuola-di-teatro, un excabarettista reinventatosi teatrante e un Attore, di quelli con la A maiuscola. Tutto sommato, è gavetta, tutto sommato, è esperienza, ed è bello sentirsi telefonare dal Guitto che ti dice che vuole tirar su una performance con l'Attore e che se trovassero i finanziamenti, insomma, beh, vorrebbero proprio te lì dietro.
Se trovano i finanziamenti, appunto, visto che stavolta non si è vista una lira, e non ho potuto obiettare nulla al riguardo perchè il mio nome l'ha fatto proprio l'ETI, tramite il teatro più importante di Firenze. Noblesse oblige.
Sono le sòle della gavetta, bisogna essere pronti a fronteggiarle.
Stamattina, come ogni domenica, sono andata a bermi il cappuccino al bar, mi piacciono queste abitudini provinciali, anzi questi rituali , perchè uscire di casa col freddo che ti taglia la faccia [delizioso freddo] , pensando alle labbra che si appoggiano alla tazzina, e scegliere lo zucchero di canna, e non ciucciare il cucchiaino dopo aver mescolato, per me ha il sapore di un piccolo e sacro rito, ed è per queste insulse cose spesso, che mi alzo meglio dal letto. Non solo per il cappuccio domenicale,intendiamoci, magari anche per l'incontro con qualcuno che non vedo da molto, coi silenzi, le pause le risate, i gesti che so che farò e vedrò nell'altro, per tutte le piccole cose che Philippe Delerm ha chiamato "piccoli piaceri della vita" in quel suo libello delizioso quanto immancabile in qualsiasi biblioteca personale.
Mentre mi facevo venire i baffi con la schiuma di latte, guardavo i camerieri scherzare fra di loro, senza smettere di coordinare il lavoro, darsi le comande e sorridere ai clienti, per quanto sia domenica mattina, e se ne starebbero volentieri pure loro dall'altro lato del bancone senza sbattersi troppo, per quanto alle volte i clienti sappiano essere simpatici come una spinta all'improvviso. Allora mi è venuto in mente quando lavoravo al baracchino di souvenir in Santa Croce, rifilando paccottiglie agli ammmerDigani, quando lavoravo al bar sul molo a La Spezia e servivo le signore bene e magari un istante dopo i marinai ubriachi, quando telefonavo alle redazioni dei giornali e davo [ordini del capo] del tu a tutti e dovevo convincerli che avevano bisogno dell'articolo che il mio ufficio stampa rilasciava, quando in edicola sopportavo le vecchiette che mi tenevano ore in vetrina a scegliere il numero di Mani di fata che gli serviva per fare il grembiulino al/alla nipote, ogni volta insomma che iniziavo qualcosa di nuovo che prevedeva contatto con la gente. Ci pensavo, e mentre ripassavo i lavori che ho fatto da dieci anni a questa parte, gli angoli della bocca si sollevavano in su, senza quasi me ne accorgessi.
Potessi, farei mille lavori. In realtà potrei, volendo. Sono dell'opinione che si possa tutto, volendolo. Ma prevede un dispendio temporale enorme. Insomma, non potrei fare la sarta per un solo anno, non imparerei abbastanza per fare le cose sufficientemente bene da poter vivere con i miei guadagni. Stesso vale per gli altri mestieri. E io credo di sapere dove voglio lavorare, non posso buttare anni in giro solo perchè mi piacerebbe provare tutto.
Che so, la panettiera. La camionista, in fondo mi piace guidare. La cuoca, anche se sono negata.
Saper fare, ecco. Mi piacerebbe tanto saper fare, saper fare tante cose diverse. Mi piace fare.
Credo sia per questo che mi piace lavorare.
I giorni in cui non lavoro sto peggio, mi sento socialmente poco utile, e fatico a comprendere chi non lavora e magari manco studia in maniera seria, e passa le sue giornate nella nullafacenza. Che, beninteso, io trovo straordinaria et dolcissima, ma a rendermela tale è proprio il fatto che lavoro, e godo il mio tempo libero assaporandolo, non ciondolandomici dentro.
Tutto questo per dire?
Ah sì, che sto lavorando sempre meno, in libreria.
Non vado granchè a genio alla direttora, ed è reciproco.
Di recente ha osteggiato il mio passaggio dalla cassa al reparto cd, passaggio caldeggiato e propostole dal responsabile del settore, ma quella merda travestita da capetto d'azienda ha imposto il suo veto. Aggiungiamoci appunto che lavoro tipo due sere la settimana più la domenica, ed ecco che Lauren non si sente granchè contenta delle sue giornate.
"Tu non fai niente per piacerle" mi ha sgridato il vicedirettore. Tragicamente vero.
Credo che anche in futuro non farò un accidenti di niente, per piacerle.
"Potresti usare questo tempo per studiare, e finire sto dams, invece di lamentarti. "
E' esattamente quel che ho in mente, maledetti grilli parlanti tutti. Da martedì, giro di ricevimenti dai professori, sperando di non conoscere un'altra tizia lesbica di Palermo come quella mignatta della settimana scorsa, quando sono andata dalla tutor a chiedere consiglio e conforto per la mia devastantemente rallentata carriera universitaria.
E poi c'è una cosa grande che bolle in pentola. Ma siamo scaramantici, noi teatranti - essì, alla fine è proprio questo, quel che voglio fare , nella vita e che mi trattiene dal fare quasiasi cosa d'altro - e ne parlerò a tempo debito, magari al mio rientro da Parigi.
Non avevo detto che andavo da Bertrand?
Oh, che sbadata.
Ne parlerò al mio ritorno.
Intanto, beccatevi la stupefacente immagine che esce fuori da google immagini se cercate carriera universitaria:
geniale.

3 Commenti:

Alle ottobre 22, 2007 11:23 PM , Anonymous Anonimo ha detto...

bellissimo post. però, mi è sorta una domanda: c'è tanta gente che va a comprare i giornaletti porno in edicola?

 
Alle ottobre 23, 2007 2:38 AM , Anonymous Anonimo ha detto...

fantastico...a quando il primo lavoro insieme? :D

 
Alle ottobre 23, 2007 11:40 PM , Blogger lauren hynde ha detto...

c'è pieno di gente che compra i porno, e vivaddio.
ci sarebbe meno violenza sessuale se comprassero più porno e si masturbassero di più, sti malati di mente.
io li vendevo anche ai bambini di 15/16 anni. la sega è un diritto sacrosanto.



caro ted, non saprei,
con quale testo?

 

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