giovedì 26 aprile 2007

FORSE E' ANCORA AUTUNNO

In una macchina fotografica un diaframma serve a far passare la luce. Nel nostro corpo a regolare l'aria.
L'altra sera ho fatto la foto più luminosa della mia vita.
Non gridavo così da sempre.
In un obiettivo passa una certa quantità di luce a seconda di quanto il diaframma è aperto. La luce transitata nell'obiettivo, in seguito all'apertura del diaframma, determina l'esposizione di una fotografia.
In modo parallelo la quantità di aria che fai uscire dalla tua bocca determina quanto ti esponi con una persona.
Non ricercare il conflitto e scansarsi sempre è come fare sempre la stessa foto. Come andare in gita a Milano e fotografare il Duomo da sotto le scale. Andare a Venezia e farsi fotografare con i piccioni che ti svolazzano intorno. Una foto che hai già visto, con la stessa immagine impressa sulla pellicola.
Spingersi oltre al conflitto, ricercando le ragioni di una situazione è come avere una foto diversa da tutte quelle che hai già visto.
Mantenere il diaframma aperto allo stesso modo per anni significa far entrare la stessa quantità di luce, far uscire la stessa quantità di aria e mantenere il tono costante. Forse gridare tanto non serve a nulla, una foto sovraesposta non serve a nessuno.
L'altro giorno ho gridato ma non è servito a nulla, ho fatto una foto con massima apertura del diaframma e forse non si vedrà nulla quando la svilupperò.
Ho un grande senso di inquietudine addosso in questi giorni, penso costantemente a cose che devo fare e non riesco a stare ferma. Come avere un diaframma che si apre e si chiude continuamente e che è incastrato da qualcosa che non lo fa fermare. Aperto, chiuso, aperto, chiuso e prima o poi si ferma, rompendosi.
Vorrei avere una foto impressa sull'occhio che corrisponda alla calma che vorrei provare. Come quei paesaggi che sembrano immobili e senza prospettiva, con l'erba verde e i fiori gialli ogni tanto. Vorrei essere quell'immagine senza tante pretese, solo immobile in un posto che la gente vede distrattamente perché tanto familiare e consueto.
Le persone ci passano accanto e non si accorgono di cosa hanno intorno perché è sempre stato così. La calma della normalità.
Invece ho il diaframma aperto e l'immagine che ho sull'occhio non mi permette di passarci accanto evitando di prenderla in considerazione.
Continuare a guardare quell'immagine accresce soltanto la sensazione che si prova e non si scappa correndo ma solo rallentando il passo e soffermandosi su quello che si vede, perché se conti tutti i fiori che ci sono in quel prato allora puoi andare via perché avrai per sempre quell'immagine addosso senza doverla guardare continuamente.
Il problema forse è non avere paura dell'immagine che si vede.
La paura è come un muro che ti frena e ti dice il confine che non devi superare. Nella mia immagine, a massima apertura del diaframma, il muro non esiste. E forse prima di quel pensiero era forte e solido come in tutte le immagini delle altre persone.
E' come avere un muro dietro al letto che sorregge una libreria e tutti i giorni nessuno si chiede perchè quel muro sia lì e quale sia la sua funzione perché è ovvia. E' come quel prato con i fiori gialli, ci passi accanto ma non ti chiedi a cosa serve o quanti fiori ci sono dentro. Ma un giorno quel muro non c'è più e lo stacco con l'immagine precedente è tanto forte da richiamare tutta l'attenzione su quella parete mancante da cui ora entra aria fredda che gela il corpo.

E, come un fiume veloce di spettri
Attraverso le pallide porte
Una orribile folla si accalca
E ride, ma non sorride più.

3 Commenti:

Alle aprile 27, 2007 3:11 AM , Blogger lauren hynde ha detto...

è bellissimo.
fa un male cane, ma è bellissimo.
stai su.
maledetto teletrasporto.

 
Alle aprile 27, 2007 4:56 PM , Blogger lauren hynde ha detto...

ma che immagine è quella là?

 
Alle aprile 27, 2007 7:58 PM , Blogger chloe byrnes ha detto...

quale? La prima?
Credo sia un diaframma, così dice internet e non avendone mai visto uno dal vero devo fidarmi di questo grande sapere esperto.

La seconda è un muro. Su questo potrei dire di essere sicura.

 

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