venerdì 18 maggio 2007

CREDO CI POTREI VIVERE

L'aeroporto è un luogo pieno di gente a qualsiasi ora.
All' inizio degli anni 2000 rimasi bloccata per ben cinque ore in un aeroporto inglese. Dopo molte ore, vagavo con la valigia senza ruote della mia amica in un carrello della spesa per la città.
Era notte, era buio e Londra è una città che sa essere molto inospitale se hai vent'anni e se non sai dove andare.
Così, prima di trovare la sistemazione che salvò la nostra virtù, pensai di prendere un autobus e tornare all'aeroporto. Tanto lì c'è sempre luce, c'è sempre gente, non sembra ci siano pericoli. Ne ero convinta quella sera e me lo ricordo lucidamente.
La sedia imbottita dell'aeroporto ci avrebbe salvato la notte, poi che la salvò il tipo pakistano che affittava stanze è un altro discorso.
Per dire che ieri sera sono andata all'aeroporto.
Sono andata in uno di quegli aeroporti grandi, in cui per passare dal terminal 1 al 2 devi prendere la macchina o l'autobus.
E poi, di notte, con le luci al neon che toccavano i miei occhi ho visto occhi conosciuti illuminati dalla stessa luce.
E ho pianto.
Sono talmente emotiva ultimamente che finisco per disprezzarmi da sola.
Piangevo silenziosamente ancora prima che il suo aereo atterrasse. Mentre il mio amico che mi accompagnava minacciava di chiudermi in bagno se non avessi smesso di essere così, come dire, femminile, come ha detto lui.
Perché a volte la capacità di controllo verso lo stronzo che hai di fronte finisce per restare accecata dalla luce al neon dell'aeroporto.
Poi abbiamo preso un caffè in un moderato silenzio. Non piangevo più ma non saprei descrivere la forza con cui volevo farlo.
In macchina, la statale che abbiamo preso per tornare a casa era poco illuminata, non come il baracchino in cui abbiamo preso due birre che ci ha salutato come fossimo alieni.
Il mio amico tornato da un altro pianeta mi ha accompagnato al cancello e ha preso la mia posta dalla buca in cui c'era un giornale di viaggi e una lettera della biblioteca per un ritardo di restituzione.
Mi ha chiesto: "sei felice?"
E io ho pensato: "due ore di aereo per dire questa stronzata, riposati che è meglio."
Ma ho risposto non lo so, come risponderei se mi si chiedesse un'altra cosa.
Alle 4 di mattina, mentre ancora non avevo varcato quel cancello mi ha chiesto: "se tornassi qui vivremmo ancora insieme?"
E in quel momento ho avuto la precisa voglia di sparire.
Credo di aver scosso la testa da destra a sinistra mentre gli occhi guardavano le mie scarpe non più bianche e le sue blu.
Perché per distruggermi ti ci sarebbe voluto molto meno che farmi avere la speranza, anche solo per il tempo che hai impiegato a pronunciare quella domanda, di poter cancellare questo anno appena passato.
Un anno fa avete preso le decisioni più importanti della vostra vita e io ne ho subito le conseguenze. Avrei potuto rialzarmi con eleganza ma ancora non ho capito bene quale piede devo appoggiare per primo, allora attendo ancora consapevole del fatto che nessuna mano tesa verso di me potrebbe aiutarmi.
E se non ci riesco da sola, pazienza, anche stare per terra a vita non deve essere così male.
Così ti immagino sull'aereo che ti riporterà a casa tua, nella tua strada piena di palazzi bianchi e di gente che ti saluta in un'altra lingua, come quelle mura che ti accolgono ogni sera che non sono più le nostre.
E in fondo penso che poteva andarci molto peggio, che avremmo potuto farci molto più male.

Bene, dopo l'angolo quando scrivi queste cose sei proprio inutile, vi avviso che per la vostra gioia non mi produrrò in un post per almeno una settimana. Autocensura.
Ah, il viaggio lungo la statale è stato costellato da questo dibattito. Nella canzone "non me la menare" degli 883 (cultura alè) la parte in mezzo, da chi è cantata? Io ho votato per Max, mentre sia Clay che Sean sostenevano che fosse Mauro.
Effettivamente tutto quel fiato ce lo doveva avere Mauro visto i balletti che riusciva a fare però c'è da dire che Max non era ancora il grassone che è adesso. Comunque se lo sapete rispondete.
Se avete bisogno di un ascolto e non possedete le mitiche cassettine colorate a casa, appena torno la metto nella radio.

Domani, dopo aver salutato Clay che ritorna nel suo pianeta, vado due giorni in Svizzera. Me ne sto a bordo piscina a leggere libri sorseggiando tè freddo. Mi ci vedo anche discretamente bene in questa immagine.

Addio.

5 Commenti:

Alle maggio 18, 2007 10:27 PM , Blogger lauren hynde ha detto...

mail.

w Repetto, per me era lui.
sìsì.

 
Alle maggio 21, 2007 2:07 PM , Blogger chloe byrnes ha detto...

ho risposto.

Sono convinta che sia Max, solo perchè Mauro non avrebbe potuto pretendere tutto quello spazio, già lo faceva ballare nei video. Ed era già tanta roba.

 
Alle maggio 22, 2007 2:59 PM , Anonymous Anonimo ha detto...

è chiaramente Mauro.

Carino il costume.

 
Alle maggio 22, 2007 7:42 PM , Anonymous Anonimo ha detto...

posso sparire qui e ora?

 
Alle maggio 23, 2007 12:48 AM , Blogger lauren hynde ha detto...

no jamie,
ovvio che no.

 

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