martedì 12 giugno 2007

IL POSTO DELLE FRAGOLE…

…trova il suo filo conduttore nel viaggio, inteso come cammino verso una maggiore consapevolezza della propria condizione umana.

Il primo anno che vivevo a Milano tornavo a casa ogni weekend.
Finivo quello schifo di lavoro il venerdì tardi e al sabato mattina mi svegliavo presto, uscivo, prendevo la metro, andavo alla stazione Garibaldi e prendevo il treno. Dal binario 13 o 15.
Mio padre mi veniva a prendere, mi portava al supermercato, facevamo la spesa e poi tornavamo a casa.
Per almeno sei mesi è andata così.
Poi i miei hanno cominciato ad avere da fare, il weekend. I loro rapporti sociali erano pressanti.
Così arrivavo alla stazione, mio fratello mi veniva a prendere, andavo a casa, mangiavo il pranzo che mia madre mi aveva lasciato, facevo il bucato che a casa non riuscivo mai a fare e passavo il weekend a leggere o guardare la tv. In silenzio.
Vista ora fa paura.
Sembra una grande tristezza ma io ero contenta. Non avevo nessuno spazio da condividere, nessuna voce o lamentela da ascoltare, nessun casino e potevo andare in bagno quando volevo senza chiudermi a chiave e sbrigarmi perché altre quattro persone lo reclamavano.
Sono grandi gioie.
I miei tornavano dalle loro gite la domenica pomeriggio tardi. A volte cenavamo insieme, pizzeria o ristorante, con o senza mio fratello che aveva comunque passato il weekend a lamentarsi del fatto che non potesse avere la casa libera.
Poi mio padre portava a casa mia madre e mi accompagnava a Milano.
Avevamo una cassetta con i Queen che mettevamo sempre nell'autoradio. L'aveva lasciata un amico di mio fratello e visto che a mio padre non piace la radio e la musica che ci mettono ascoltavamo sempre la stessa cassetta.
Una volta siamo andati in Germania, io e lui da soli, ve lo consiglio un viaggio di nove ore in macchina con il proprio padre e la voce di Freddy che ripete ad intermittenza le stesse canzoni.
Sulla strada avevamo trovato un incidente. C'era un tizio sdraiato, coperto con un lenzuolo bianco e zuppo fino ai piedi, erano più o meno le sei di mattina, la macchina rovesciata aveva una targa francese e pioveva forte.
Mi sentivo male e ci siamo fermati in un autogrill che aveva i bagni all'esterno. I bagni erano fatti in acciaio con l'acqua che scendeva automaticamente ogni volta che ti muovevi.
Avevo vomitato pensando al tizio francese coperto dal lenzuolo riverso sull'asfalto pochi metri prima. Al suo sangue schizzato fuori che probabilmente non avevo fatto in tempo a vedere. Mio padre aveva aspettato in macchina e mi aveva comprato del pane svizzero che per la precisione fa schifo.
Nel bagno avevo sentito entrare due tizi che parlavano tra di loro in tedesco, così avevo aspettato che uscissero perché mi ero messa paura. Avevo alzato le gambe sulla tazza di acciaio mentre l'acqua continuava a scendere ad ogni minimo movimento. Le gambe strette al petto, l'acqua che scendeva ovunque, sotto di me, fuori, sul mio viso. Sarei potuta annegare.
Siamo andati in Germania per pochi giorni a trovare mia zia, sua sorella minore. La terza sorella. Una sera siamo andati a cena in un posto dove si mangiava solo carne bianca, di ogni tipo e condita in ogni modo. Quando stavamo tornando indietro la macchina si fermò e ripartì solo una settimana dopo e dopo un sacco di soldi sborsati all'officina in cima alla collina.
Mio padre si faceva mandare via fax il lavoro, io giocavo con mia cugina di 5 anni e mia madre chiamava da casa ogni sera. Io volevo solo tornare a casa ma avevo solo paura di salire sulla macchina.
Quando riuscimmo finalmente a tornare a casa, partimmo di mattino presto.
La cassetta con la voce di Freddy si ruppe un paio d’ore dopo. A ripensarlo bene non fu un viaggio fortunatissimo.
Comunque dopo un anno smisi di tornare a casa il weekend. Tornavo il giovedì sera così cenavamo tutti insieme a casa di mia nonna, con la zia, lo zio e i miei due cugini. Ero anche contenta al giovedì.
Poi tornavo a casa e stavo ore a parlare con Clay, della cena, delle cose che aveva raccontato mia madre sulla gente del paese e di quello che era successo in quella settimana.
Io e Clay abbiamo un sacco di cose in comune, la più grande credo sia l'insonnia e in generale i disturbi del sonno. Li risolviamo in modi opposti ma sempre di disturbi si tratta.
A Clay non piaceva tornare a casa dalla sua famiglia, ci tornava per le feste o solo se sua madre telefonava per più di tre volte al venerdì fino a costringerlo a cedere all'invito.
Poi tornava a casa e nell'ultimo anno stava per ore in silenzio. Mangiava riso alle verdure sul tavolino e poi forse, se era la serata fortunata, parlava e raccontava qualcosa.
Il fratello di Clay si sposa tra due settimane, lui torna da Londra solo perché la madre l'ha chiamato tre volte di seguito e ha parlato con la sua ragazza che l'ha convinto a farsi questo viaggio per il fratello.
Ha detto che poi il fratello e la sua futura moglie staranno qualche giorno a Londra. Non sembrava molto contento della visita che gli faranno.
Io sono contenta che torni di nuovo a casa ma non ho sorriso come le altre volte.
Ora mi piacerebbe fare un viaggio con lui, prendere la macchina e andare da qualche parte. Invece starò 15 giorni in Grecia, in un campeggio probabilmente pieno di ragazzini appena maturati e vecchi pastori odoranti di sudore.
Ancora mi chiedo perché.
Il progetto mio, di Sean e di Clay di visitare tutta l'Europa prima dei 25 anni è miseramente fallito, perché i miei 25 arriveranno in agosto e quelli di Clay arriveranno fra due giorni.
Poi ci si è messa la comunità europea ad allargare il tutto e non abbiamo avuto abbastanza tempo.
In realtà quando fu istituito il piano di viaggio, non si pensava di andarsene di casa così presto, di tornare indietro così tardi, di andare a vivere in un altro paese e di avere un papà che faceva il ragazzino.
Una stronzata a testa e siamo tutti contenti.
E pensare che avevamo progettato tutto. Quest'anno per finire il giro, saremmo dovuti andare nei paesi del Nord. Si doveva finire in Norvegia. E non si dovevano visitare troppi paesi insieme, nella stessa vacanza.
E un paese andava visitato una volta solo, perché altrimenti non ci sarebbe stato tempo e non sarebbero bastati i soldi.
C'erano regole precise per i viaggi. Solo in tre, preferibilmente in treno ma niente interail e non ci si poteva fermare nello stesso posto per più di un mese.
Per cui era segnata la Spagna in estate e l'Irlanda a pasqua, il Belgio a capodanno.
In Belgio non ci siamo mai andati e in Irlanda ognuno è andato per conto suo.
Pensavamo di avere soldi e tempo per fare tutto. Io lo penso anche adesso. Di avere tempo intendo, poi magari un giorno mi sveglio e penso che tutto questo tempo non ce l'ho sul serio.
Racconto questa cosa dell'Europa a 25, perché ieri ho ritrovato una cartina. Di quelle che ti fanno comprare a scuola, quelle plastificate con l'Europa fisica su un lato e quella politica dall'altro. C'erano segnati dei grossi punti a pennarello. Con delle date vicino, con dei punti di domanda, con delle destinazioni alternative.
Di fianco a Capo Nord era segnato: "estate 2007"- Carlo fuori tempo massimo, unica eccezione.
Ora, non so quanto sia durata la reale convinzione di poterlo fare sul serio. Un viaggio programmato a 14 o 13 anni. L'estate tra le medie e il liceo. Non mi ricordo quando l'ho pensato sul serio e quando ho smesso di credere che lo avremmo fatto. Ricordo che forse ci ho creduto per un po’, perché avevamo più di 10 anni a disposizione.
Sean mi ha detto che lui ci aveva creduto per tanto e che si immaginava a trent’anni, dopo aver girato tutta l'Europa con amici sparsi in ogni parte del paese. Dice che si immaginava con figli ovunque, con una corrispondenza fatta di lettere e raccomandate in tutta l'Europa. Ancora non lo aveva il cellulare e aveva pensato che sarebbe stato noioso scrivere tutte quelle lettere in tutti quei paesi e a tutti gli amici che si era fatto.
E rideva quando me lo ha detto.
Abbiamo spedito la cartina a Clay, in una busta gialla. Gli ho scritto se lui si ricorda per quanto tempo ci aveva creduto.
E poi gli ho detto che quest'estate andrò in Grecia per due settimane. Chissà perché ma nella cartina c'era un grosso punto di domanda, sulla maledetta Grecia.

Borg arriva alla consapevolezza amara di aver vissuto una vita arida di sentimenti e priva di amore, dal fallimento del suo matrimonio al rapporto con la madre. Alla fine si addormenta, consapevole della sua vita e forse non si risveglierà più.

7 Commenti:

Alle giugno 12, 2007 10:46 PM , Blogger senzaidee ha detto...

non ti sarà per nulla consolatorio, ma quest'estate vado a capo nord.

 
Alle giugno 13, 2007 9:22 AM , Blogger chloe byrnes ha detto...

no, non è consolatorio ma se poi mi manderai le foto sarò un pò più felice.

 
Alle giugno 14, 2007 10:00 AM , Blogger lauren hynde ha detto...

io volevo solo dire una cosa:
in scandinavia c'è il tasso europeo più alto di suicidi.
fate vobis.


io sono per i viaggi felici,
mi è bastata la verde e poi verde e ancora verdissima e persino verdeggiante Svezia.

 
Alle giugno 14, 2007 11:32 AM , Blogger senzaidee ha detto...

ma è una balla, non è vera 'sta cosa del più alto tasso di suicidi. almeno, la routard dice così!
e comunque, se ci vivi ti ammazzi, non se ci vai in vacanza. eh.

 
Alle giugno 14, 2007 2:39 PM , Anonymous Anonimo ha detto...

che tristezza comunque. Per i viaggi che non abbiamo mai fatto e per tutto il resto.

La scandinavia è un gran posto per morire a mio avviso. Consapevolmente ancora meglio.

Guarda che sei ancora in tempo per non andare nella maledetta Grecia. Vieni in Portogallo con me, vedrai come ci viene voglia di suicidio, altro che paesi del nord e pesci congelati mangiati per colazione.

 
Alle giugno 14, 2007 5:41 PM , Blogger chloe byrnes ha detto...

mi ero scordata quella storia dei pesci congelati.
Ma in portogallo cosa ci vengo a fare, a vedere te e la tua consorte che litigate?
Meglio il ragazzino appena maturato.
Che poi magari la Grecia è pure bella e rilassante.

Basta con questa storia dei suicidi in scandinavia. Io ne ho più voglia qui a Milano che in un qualsiasi paese del nord. Potrei dirlo con assoluta certezza.
W le vacanze a capo nord.

 
Alle giugno 15, 2007 1:56 PM , Anonymous Anonimo ha detto...

vi manderò una cartolina da in culo al mondo!

 

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