mercoledì 25 luglio 2007

ANNEGO NEL CINEMA

Se guardi il cielo coprirsi mentre tramonta sembra finto. Sembra disegnato su una tela già azzurra e con qualche colore ad aiutare la luce a venire fuori.
Mi sono messa sul balcone con i gomiti appoggiati sul marmo. Un bambino pochi metri più in là dal retro della sua casa agitava un braccio. La mano da destra a sinistra che si scuoteva nel cielo che sembrava finto. A rimescolare i colori che erano lì ma solo per pochi minuti ancora.
Mia madre da dietro mi ha chiesto se volevo mangiare. Stava uscendo per andare chissà dove. Le ho chiesto chi era quel bambino che non avevo mai visto. Da quanto tempo quella famiglia riempiva quell'appartamento nel palazzo vuoto ancora in costruzione?
- Abitano lì da un paio di mesi. Non li hai mai visti?
- No - ho risposto, vergognandomi del mio modo distratto e approssimativo di stare al mondo. Non vedo nemmeno chi mi sta intorno.
- Lei è cubana e vive in Italia da un paio di anni. Il bambino va sempre a dare da mangiare al cane della zia.
Il bambino ha i capelli biondi come il grano e la pelle olivastra mentre agita convulsivamente la mano. Come se volesse staccarsi il braccio per tirarmelo attraverso quel cielo finto e dirmi che anche lui sta al mondo. Come me, ora e non in un altro tempo.
Perchè in fondo qualcuno ti ha alzato da quell'asfalto e lo ha fatto con delicatezza.
Se guardi il cielo oscurarsi mentre un bambino piange perchè la madre lo porta via da un balcone viene voglia di uscire ad incontrare una porzione di quel mondo che nonostante tutto ti vuole ancora parlare. Dove in fondo non è così importante.

Il concetto di amore, malgrado la sua fragilità ontologica, possiede o possedeva sino a poco tempo fa, tutti gli attributi di una prodigiosa potenza operativa. Messo su alla bell'e meglio, esso ha immediatamente incontrato il favore di un vasto pubblico, e tuttora sono pochi coloro che all'amore rinuncino fermamente e deliberatamente. Questo successo sciacciante tenderebbe a dimostrare una misteriosa corrispondenza con non si sa qual bisogno costitutivo della natura umana.
Tuttavia - ed è esattamente su questo punto che l'accorto analista si distingue dallo spacciatore di fandonie - mi guarderò bene dal formulare anche la più sobria delle ipotesi sulla natura del suddetto bisogno.
Comunque sia l'amore esiste in quanto se ne possono osservare gli effetti.

Detto ciò ci tengo a precisare che non sono una persona cattiva. Sono anche io capace di slanci di grande bontà verso il prossimo. E non tratto male la gente. Non sempre almeno. E tantomeno mi sento superiore a qualcuno.
Quindi sono tornata, anche se non ho ancora il pc.

La giornata era dolce, ma un pò triste, come spesso la domenica a Parigi, soprattutto quando non si crede in Dio.

3 Commenti:

Alle luglio 25, 2007 5:09 PM , Blogger lauren hynde ha detto...

vedo che la mia capacità di essere fraintesa e la tua di fissarti solo sulla connotazione negativa delle parole che dico, insistono nel creare un binomio insuperabile sotto ogni punto di vista.
io credo fermamente che ciascuno abbia il dovere di conoscere i propri mezzi e sapersi misurare a chi ha intorno, quando lo fa in maniera assoluta è uno in preda a deliri di onnipotenza o un completo stupido;
quando al contrario non lo fa assolutamente in alcuna maniera, può dipendere da un bisogno insopprimibile di uguaglianza col prossimo [adeguandosi eh: ho amici idioti, faccio l'idiota, li ho super nerd, faccio il super nerd...], o dal non porsi affatto il problema di sapere quali siano, le proprie capacità.
che significa poi stare sulla terra a sprecare aria buona, nella mia visione delle cose, anche se ammetto non sia una visione troppo democratica; io con questa gente non so misurarmi, non li sostengo e limito a scambiare con loro informazioni di base o conversazioni formali.
ho solo detto che si può essere buoni essendo stupidi, e tuttavia rimanere buoni, ma per essere cattivi, o caustici, o dall'osservazione talvolta feroce, non si può fare a meno di esere intelligenti, tutto qui.

poi se a parigi mi avessi trattata male, potevo sempre soffocarti col cuscino e alla mia partenza lasciarti lì sul letto assieme alle lenzuola che ho devoluto alla baffon.

 
Alle luglio 25, 2007 5:26 PM , Blogger lauren hynde ha detto...

"Sono anche io capace di slanci di grande bontà verso il prossimo."

e chi altri, sennò?
pari matta , pari eh

 
Alle luglio 26, 2007 4:29 PM , Anonymous Anonimo ha detto...

Il binomio insuperabile (che parola grossa poi) è sintomo a mio parere di una conversazione che supera l'informazione di base e la formalità del caso.
Per il resto permetti che mi risenta se mi dici che sono stronza e cattiva come se dicessi di che colore era la gonna che hai messo oggi.
Non è il concetto che hai espresso che capisco e posso trovare anche in parte apprezzabile. E' la naturalità con cui l'hai detto. Era così scontato che faceva paura. Per un sacco di motivi che chiaramente non scrivo qui.

Nota di calore: ti pare comunque che questo blog possa diventare l'elenco dei miei numerosi difetti in cui mi si dice che sono stronza, paraculo e numerose volte matta, senza che io intervenga in qualche modo?

 

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