sabato 14 luglio 2007

French Touch

E se Lauren non è ancora a Parigi, Parigi va da Lauren, anzi diciamo che di comune accordo fissano in Torino la città più comoda ed equidistante, Lauren indossa il solito tacco alto altissimo, una magliettina rosa e un felpino nero, Parigi invece per l'occasione ha su la tuta da astronauta e il relativo casco, e incredibile a dirsi, le sta benissimo.
Arrivo in sede di concerto sul finale dell'esibizione degli LCD Soundsystem, che tutto sommato mi sarebbe piaciuto vedere, fosse solo per sentire dal vivo quel singolo sciagurato di due anni fa col martellante ritornello "Daft Punk is playing at my house", oggi quantomai appropriato e didascalico.
Io e la mia carissima amica indigena, che nell'universo di questo blog voglio chiamare Vanden, eravamo in attesa, un'attesa pudica anche se urgente, e oltre a aver scroccato tiri di sigarette esilaranti a tutti i possibili fumatori circostanti, ci siamo rivolte la parola solo quando lei mi rimproverava perchè , come una demente, stavo girata all'indietro in attesa di veder sbucare la testa di Timothy Price, con il quale avevo fissato di incontrarci - o almeno credevo di aver fissato- una volta arrivati entrambi alla Pellerina.
Appurato che mister Price ha desistito, e che posso anche smettere di sbattermi a cercar con gli occhi suoi eventuali replicanti, mi dedico ai francesi. Le vibrazioni nel torace , il sudore che si mescola a quello altrui [poco in verità, serata torinese freschina], e ballare via tutto, mi rendo conto che l'erbetticchia di poco prima è stata un po' assassina, e ballo via tutto, mentre ballo rido e restano in testa solo le volte migliori , le occasioni che non ho perso, i volti che amo, ed è un'ora e quaranta ma sembra una manciata di minuti, Technologic è un rosario di imperativi che non ti molla un secondo e risuona in ogni angolo del corpo, mentre la senti, l'adrenalina , dallla testa passare alla clavicola, poi scendere di corsa lungo la spina dorsale , raggiungere il bacino, prima un'anca e poi l'altra, giù in caduta libera alle ginocchia, e poi alle punte dei piedi , e di nuovo ,
da capo:
View it, coat it, jam - unlock it,
Surf it, scroll it, pose it, click it,
Cross it, crack it, twitch - update it,
Name it, rate it, tune it, print it,
Scan it, send it, fax - rename it
Touch it, bring it, obey it, watch it,
Turn it, leave it, stop - format it,
Rollin' e Scratchin' fa muovere braccia gambe culo anche teste di 50.000 persone [secondo me qualcosa meno, facciamo metà più un quarto di 50.000, e ci siamo, forse] , quando finisce , le luci si rialzano sul pubblico, io sono ancora su di giri, il rilascio graduale di endorfine che mi accompagna fino al termine dei live migliori, non mi molla.
Così mi incaponisco nel chiamare Price, perchè poi non mi capita spesso di essere leggera e serena come adesso, quindi insisto, sarebbe bello vedersi ora che sono così felice di stare al mondo.
La verità poi è che siamo tanto diversi, io trovavo doveroso vederci , visto che una volta tanto non avevamo miliardi di chilometri di mezzo , ed ero creditrice di un abbraccio, lui aveva evidentemente di meglio da fare.
E' che non lo trovo possibile come modo di pensare , penso spesso che potrei essere morta domani, potrei essere via, potremmo non vederci mai più, o simili, e non riferito nello specifico a mister Price, ma in generale, in generale ho fame di stare al mondo e fare quanto più posso; pertanto, la volta che capita di vederci fortuitamente, a me sembra doveroso. Ma appunto, i livelli di affezione sono diversi per ciascuno, prendiamo atto di quelli di Timothy verso la sottoscritta e regoliamoci di conseguenza.
Incorro sempre in questi idiotissimi errori di valutazione, e poi ci resto male solo io.
Ma sarò idiota?
Dopotutto però è la sola delusione in tre giorni torinesi davvero splendidi, Vanden è davvero una persona carissima, e mi piace dividere con lei pranzo cena letto silenzi canne sorrisi infamate pensieri e chiacchiere con gli sconosciuti, Torino mi abbraccia ogni volta che scendo dal treno, e per tre giorni mi dimentico di tutti i miei mali, e penso una volta di più che io , con la mia vita scassata e rattoppata, sono felicissima di stare al mondo, e non provo manco mezzo grammo di vergogna per la semplicità e la scontatezza di questo pensiero , penso alla splendida Elle, vista per dieci minuti alla stazione di milano, a Chloe che non è venuta perchè è mongola, come le ho detto a più riprese, a Jamie che combina casini e ora dovrebbe finirla, penso a tutti quelli che vorrei con me, a vedere sto spettacolo unico.
Poi mi rendo tragicamente conto che un buon 70% del mio patrimonio emotivo , è teso verso Hans, che invece di morire dignitosamente al margine della carreggiata come tutti si auspicavano, continua a scrivermi messaggi in orari impossibili, e io non so evitare di rispondergli.
Non va bene, non va affatto bene, Lauren. Pessima.
Però poi se tornando in giù passo proprio dalla costa ligure, come faccio a evitare di pensarci, sentiamo, care le mie biasimatrici di professione, come faccio?
One more time, we're gonna celebrate.


POSTILLA DALL'AGENDINA DEL CHI CAZZO SE NE FREGA:
[Ah, se per caso trovaste in giro , che so, negli angoli quando spazzate o nascosto sotto qualche stoino, il mio interesse per il sesso , ditegli che lo aspetto qui, perchè possa ritornare tale, sta casa 'spietta a lui.]

5 Commenti:

Alle luglio 15, 2007 11:56 AM , Anonymous Anonimo ha detto...

bentornata tesoro.
è sempre piacevole far scorrere gli occhi sopra queste pagine.
riesco a passare poco, ma quando lo faccio è sempre consolatorio.
grazie. a tutte e tre.
un bacio a Lauren

 
Alle luglio 15, 2007 3:24 PM , Anonymous Anonimo ha detto...

un salutino.



[bello il post]

 
Alle luglio 15, 2007 7:45 PM , Blogger chloe byrnes ha detto...

Sono una babba babbissima. Consapevole di questa immensa verità lodandoti per le doti con cui hai ben descritto la serata che mi sono persa vado ad illustrarti il supereroe che ci accompagna la giornata della nostra, ormai prossima, partenza.

Francois Truffaut, regista molto francese, uno dei padri della Nouvelle Vague. Figlio bastardo di una diciottenne, nasce in un "convitto per traviate", dove trascorre i primi anni di vita. Scappato più volte di casa, fonda un cineclub in concorrenza con quello di André Bazin: è la svolta, il grande critico lo vuole tra i collaboratori dei Cahiers du cinéma. Cantore della coppia e delle sue contraddizioni, mina alle radici il culto della pace familiare borghese.

E dimmi che non sei inquietata anche tu dalla straordinaria coincidenza che non ci credo.

 
Alle luglio 19, 2007 7:41 AM , Anonymous Anonimo ha detto...

Non è che non ho capito cosa volessi dire. Lo so perchè alla morte ci penso spesso anche io e con serenità e libertà mentale, come a dire che effettivamente potrei non esserci tra un minuto. Ma non è che vivo in funzione di questo. Vivo e basta. E le emozioni, i sentimenti, so viverli appieno lo stesso, anche senza doverci pensare effettivamente a quanto effimera può essere la vita.
Semplicemente dobbiamo smetterla di pensare che le cose che sono importanti per noi debbano per forza esserlo anche per tutto il resto delle persone che ci circondano. Anche perchè, ahimè, il più delle volte non è così.

 
Alle luglio 20, 2007 8:30 AM , Anonymous Anonimo ha detto...

beh ci sarebbe molto da dire
parte del mio pensiero è comunque compreso in quello che ha scritto jamie fields

b.O

 

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