mercoledì 18 luglio 2007

UN OCCHIO GONFIO


A cena la mia amica ha preparato la pasta.
Io ho caldo e mangerei volentieri solo dell'acqua, sotto ogni sua forma. Liquida, solida e gassosa. A pensarci bene la mia amica deve aver cucinato parecchio per questa cena e non ne capisco il motivo. La pasta nemmeno mi piace così tanto.
La conversazione si arena dopo venti minuti. Stagnata dal caldo e dalla pasta che preme sullo stomaco. Ho la sensazione che la mia amica stia per condurmi sulla strada della ritrovata vita sentimentale come se vedere le persone che ti girano intorno insieme ad altre la togliesse dal peso di essere importante. In fondo perché dovresti chiamare me se hai già lui.
Credo sia una liberazione per persone come lei sapere che altre stanno bene senza di lei. E' solitaria come me in fondo, si costringe a rapporti sociali predefiniti solo per avere l'alternativa dell'amicizia a quella della profonda solitudine.
Il suo mondo è circondato da strette di mano fugaci, da un ragazzo che forse le parla la sera mentre finisce di giocare al computer o di guardare la tv, dal lavoro in un ufficio lontano da casa. Mal pagato e con contratto che scade a settembre.
La guardo e penso che nella mia costante infelicità e disapprovazione per le pratiche sociali che circondano il mio mondo, non provo nessun sentimento positivo verso la sua vita.
Vorrei che uscissimo da quell'appartamento in affitto che trasuda tristezza. Che spinge dalle pareti la tristezza di avere 25 anni e una vita già stabilita.
Che scaraventa il mio piatto di pasta rossa verso il basso, verso un pavimento che avrà visto tante lacrime in questi anni.
Lui non interviene in nessuna conversazione.
Chissà cos'ha nel cervello. Quali pensieri escono dallo sguardo vuoto che mi riserva ogni volta che apro bocca.
Io sorrido, poco. Ma è solo per non gridare.
Lei la conosco da sempre. Al mio primo ingresso a scuola vidi il suo viso. Ed è stampato nella mia testa nitidamente. Un'immagine chiara e pulita, con poca luce ma viva. Lei è stata la prima persona con cui ho parlato arrivata in un nuovo mondo.
Un tempo pensavo di avere in comune tutto, di starci bene, di aver attraversato con lei anni importanti che segnano i rapporti tra due persone. Ora, se la guardo vedo forse l'ombra della bambina con i capelli neri che quel primo giorno di scuola mi sorrise e mi fece sedere vicino a lei.
A volte in lui si palesa una qualche forma di socialità, parla delle sue prossime vacanze, lui che torna dal padre e dal fratello. Lui che è venuto qui a lavorare, che ha trovato casa con fatica che ha vissuto i primi anni in un appartamento con 6 persone, che ora non sa se vorrebbe sposarsi, che in fondo dammi qualcosa da bere che stasera fa caldo.
Tanto caldo che i pensieri si sciolgono e saluto tutti e due mentre mi dirigo verso casa.
Penso: - chissà se stasera parto. Chissà se c'è veramente questo destino di cui tutti si riempiono la bocca.
Forse un giorno sarò come lei, chiusa tra mura umide invecchiata prima del tempo giusto. Stretta tra braccia che sembrano catene.
Avrei voluto dirle di venire con me. Da qualsiasi parte. Non è importante dove.
Ho un segno su una mano che sembra una ferita. E' un'irritazione derivata da chissà quale motivo.
Ha una striscia chiara all'interno, i bordi rossi e la pelle irritata.
Sembra che si apra sempre di più, come la mia benevolenza verso il mondo. Che in fondo non è così male come pensavo se guardato nel giusto modo.
Il mondo deve essere bello se guardato mentre si precipita verso il centro.


3 Commenti:

Alle luglio 20, 2007 4:14 PM , Anonymous Anonimo ha detto...

Io non la vedo triste se mi immagino sposata e anche un po' incanalata nella routine quotidiana. Secondo me è come imposti la tua vita come persona, non quello che hai attorno. Mi spiego: pensarmi che torno da lavoro e preparo la cena per me e lui nella nostra casa e poi ci guardiamo un film e parliamo delle ferie non mi fa tristezza, anzi, mi fa una gran gola.
In ogni caso ho capito cosa intendi.

(non so se la montagna mi fa bene o male che riesco a vedere il lato positivo delle cose. Aiuto. Questa non sono io. Allontanate da me quest'essere, presto!!! )

 
Alle luglio 25, 2007 5:14 PM , Blogger lauren hynde ha detto...

non credo si riferisse a quel tipo di tristezza, sai jamie?
se parla di chi ho capito io , è più o meno rimasta intrappolata nella sua vita, non è che se la sia scelta e abbia fatto degli errori calcolo.
e smetti ora di fare la principessa sposa che si risente se abbiam da fare le pulci alle vite coniugali altrui eh.

chloe stronzissima et causticissima, piuttosto.
dove cazzo hai preso quell'immagine meravigliosa?

 
Alle luglio 26, 2007 4:34 PM , Anonymous Anonimo ha detto...

anche io farei la principessa sposa se potessi. Invece mi tocca fare la spettatrice acida della vita coniugale delle mie amiche. Che comunque non sono felici, come questa. Se fosse felice nella banalità della sua vita non avrei molto da dire. Se vuoi fare la segretaria convivente con un silenzioso uomo uguale identico allo stronzo di tuo padre va benissimo, se ti piace così va benissimo. Ma non mi pare che lei sia felice. E la tristezza è tutta nelle possibilità che non può toccare aspirando ad averle ogni giorno di più.

La foto l'ho fatta...non te lo dico perchè sono stronza.

 

Posta un commento

Iscriviti a Commenti sul post [Atom]

<< Home page