sabato 28 luglio 2007

They say I got a lot of water in my brain

Quando stavo a Londra abitavo in una laterale della Queensway.
Una strada piena di negozi e ristoranti e italiani.
Mi piaceva stare lì. Vivevo con due tizi, stranieri come me. Un po’ più di me, come dicevano loro, perché venivano da più lontano. L'Italia in fondo era vicino e quando avevano scoperto che la mia amica era tornata a casa con l'autobus avevano sentenziato che l'Italia era vicinissimo a Londra. Perché vicino era qualsiasi distanza che si potesse raggiungere in un tempo ragionevole con la macchina. Certo l'Australia e il Sudafrica sono posti ben difficili da raggiungere in macchina in un tempo ragionevole.
Per arrivare al primo cancello di Hide Park la strada non è molta. Ci andavo più o meno tutte le mattine ad un orario ragionevole. Camminavo sulla strada che facevo tutti i giorni e nelle orecchie avevo sempre questa canzone.

Che mi martellava. Il mio compagno di stanza australiano aveva un cd, gli mp3 ancora non esistevano, almeno non erano così diffusi. Così mi prestava il suo lettore cd. Aveva fatto una compilation con i migliori pezzi inglesi contemporanei. Peccato che Macy Gray non è inglese. Ma lui non credo l'abbia mai saputo.
Così mi prestava il lettore cd, mi metteva questo cd chiamato semplicemente "ENGLAND" scritto con un pennarello rosso. La canzone durava poco meno del tempo che ci mettevo a raggiungere Hide Park. Il lettore era nello zaino, tiravo le cuffie verso le orecchie e le infilavo e poi premevo play. E la canzone partiva. E mi piaceva un sacco.
Poi quando verso ottobre sono tornata l'australiano mi promise che mi avrebbe regalato il cd ma ce lo siamo scordati entrambi. E ora non ho idea di dove sia finito, potrebbe essere ovunque nel mondo e forse un giorno ci incontreremo di nuovo.
L'altro ragazzo, il sudafricano con genitori inglesi, biondo con gli occhi chiari, mi disse che era inutile salutarsi, che lui sapeva con certezza che tutto quello che avevamo condiviso in quei mesi restava lì. In quella stanza e in quella città. Non si poteva avere una vita comune fuori da quel contesto. Perché siamo insieme solo ora e non altrove. Me lo disse come fosse una certezza spiazzante, una verità senza discussione. Me lo disse di fronte ad una mucca con la scopa e poco dopo scattai una foto. Che non è digitale, che era impressa sulla pellicola di un rullino vero e non divisa in mille megapixel come ora.
Poi sono tornata a casa perché dovevo fare il secondo anno di università. Il migliore di tutta la mia carriera scolastica.
Oggi ho risentito la canzone. Ho pensato a loro per un tempo considerevole durante la giornata. E alla fine, ho sorriso.
Sono andata ad una festa sulle rive del fiume Ticino. Un postaccio con sabbia posticcia. La festa era una festa hippy, una noia mortale come ogni ritrovo che si appella a torto il nome di festa. Per giunta hippy. Non ci si poteva aspettare granchè.
Broccolata in un nano secondo da un tipo con un cappello, modello cow boy. Aveva sbagliato fuoco probabilmente perché la festa western doveva essere due o tre metri più in là.
Alle settima versione dell'isola di Wight, chitarrina e voci, ho deciso di andarmene. Il tappeto su cui stavo seduta era scomodo, l'incenso con cui giocare era finito, la birra era calda e un sacco di altre cose.
Non posso nemmeno bere alcolici perché prendo antibiotici per i miei problemi soliti. La mia socialità si riduce a meno di zero se non sono nemmeno ubriaca. E inizio a detestare con partecipazione chi mi sta intorno. Se poi canti per sette volte la stessa canzone e dici che “somebody to love” è una canzone hippy allora ti detesto con immensa partecipazione.
Tornata a casa del mio amico alle 3 di notte noleggiamo un film orrendo. Di solito guardiamo grossi film trash a quell'ora ma questa volta abbiamo deciso di prendere un film che potesse avere una parvenza di serietà. Sbagliando. Chiaramente.
Così mi addormento e le zanzare mi tormentano.

Giovedì vado in Grecia per 2 settimane. Voglia di andarci rasente la nullità. Spero di ritrovarmi su un'isola con poca gente e di potermi dedicare alle mie attività preferite. Che non sono le relazioni sociali.
E poi torno il 16 e ci scappa che vi vengo a trovare. Vedremo. Se torno viva dalle isole "piene di divertimento, sole, calore e incontri facili". Recita la guida alle isole cicladi. Un vero presagio nefasto.

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