lunedì 30 aprile 2007

CRYING IN THE RAIN

I'll never let you see
The way my broken heart is hurting me
I've got my pride and I know how to hide
All the sorrow and pain
I'll do my crying in the rain


If I wait for cloudy skies
You won't know the rain from the tears in my eyes
You'll never know that I still love you
So though the heartaches remain
I'll do my crying in the rain


Raindrops falling from heaven
Will never wash away my misery
But since we're not together
I'll wait for stormy weather
To hide these tears I hope you'll never see


Someday when my crying's done
I'm gonna wear a smile and walk in the sun
I may be a fool
But till then, darling, you'll never see me complain
I'll do my crying in the rain
I'll do my crying in the rain
I'll do my crying in the rain
I'll do my crying in the rain



A dispetto della canzone non sono particolarmente triste, sto in casa a poltrire da stamattina senza pensare granchè. Ad abbrutirmi un po'. Non posso mangiare schifezze ( ci starebbero da dio in questo momento ) perchè ho mal di stomaco, motivo per cui sono a casa da lavoro, però è piacevole ogni tanto avere una giornata per un "dolce far niente". Mi sono lavata i capelli, ho pulito casa, ho preso un paio di tisane con le fette biscottate e me ne sto sdraiata in salotto a vedermi un episodio di Twin Peaks dietro l'altro. Questa giornata fa un po' l'effetto "inverno che quest'anno non abbiamo avuto", è una piacevole novità dopo giorni e giorni di sole. Anche solo per il fatto che non devo tirare giù le tapparelle per avere un po' di penombra in casa.
I miei pensieri vanno solamente alle fughe da Firenze, alle gitarelle che posso organizzare nei miei giorni liberi. Essere in turno aiuta certamente, ti spari una notte in bianco e ti ritrovi due giorni e mezzo a disposizione. Anche se la mia mente, ultimamente un po' troppo limitata, non riesce a spingersi oltre l'associazione di idee "gita-c...", e so, perchè giustamente la cara Lauren me lo ricorda praticamente ogni giorno, che questo mio sbattermi a destra e sinistra non mi porterà a niente di buono. E lo so questo, è che l'idea del viaggio, del fare la borsa e salire su un treno è l'unica che riesce a consolarmi attualmente.
Anche questo mio stare qui a parlare di niente fa parte del programma di disintossicazione dai pensieri ricorrenti, dalla depressione autoalimentante, dal piangersi addosso e compagnia cantante.

Attendo con ansia questa sera per l'arrivo di Lauren, affinchè questa giornata acquisti un senso e non riesca a farmi sentire, dall'alto del mio sicuro decantare la giornata di abbrutimento autodedicato, alla fine troppo sola.

giovedì 26 aprile 2007

FORSE E' ANCORA AUTUNNO

In una macchina fotografica un diaframma serve a far passare la luce. Nel nostro corpo a regolare l'aria.
L'altra sera ho fatto la foto più luminosa della mia vita.
Non gridavo così da sempre.
In un obiettivo passa una certa quantità di luce a seconda di quanto il diaframma è aperto. La luce transitata nell'obiettivo, in seguito all'apertura del diaframma, determina l'esposizione di una fotografia.
In modo parallelo la quantità di aria che fai uscire dalla tua bocca determina quanto ti esponi con una persona.
Non ricercare il conflitto e scansarsi sempre è come fare sempre la stessa foto. Come andare in gita a Milano e fotografare il Duomo da sotto le scale. Andare a Venezia e farsi fotografare con i piccioni che ti svolazzano intorno. Una foto che hai già visto, con la stessa immagine impressa sulla pellicola.
Spingersi oltre al conflitto, ricercando le ragioni di una situazione è come avere una foto diversa da tutte quelle che hai già visto.
Mantenere il diaframma aperto allo stesso modo per anni significa far entrare la stessa quantità di luce, far uscire la stessa quantità di aria e mantenere il tono costante. Forse gridare tanto non serve a nulla, una foto sovraesposta non serve a nessuno.
L'altro giorno ho gridato ma non è servito a nulla, ho fatto una foto con massima apertura del diaframma e forse non si vedrà nulla quando la svilupperò.
Ho un grande senso di inquietudine addosso in questi giorni, penso costantemente a cose che devo fare e non riesco a stare ferma. Come avere un diaframma che si apre e si chiude continuamente e che è incastrato da qualcosa che non lo fa fermare. Aperto, chiuso, aperto, chiuso e prima o poi si ferma, rompendosi.
Vorrei avere una foto impressa sull'occhio che corrisponda alla calma che vorrei provare. Come quei paesaggi che sembrano immobili e senza prospettiva, con l'erba verde e i fiori gialli ogni tanto. Vorrei essere quell'immagine senza tante pretese, solo immobile in un posto che la gente vede distrattamente perché tanto familiare e consueto.
Le persone ci passano accanto e non si accorgono di cosa hanno intorno perché è sempre stato così. La calma della normalità.
Invece ho il diaframma aperto e l'immagine che ho sull'occhio non mi permette di passarci accanto evitando di prenderla in considerazione.
Continuare a guardare quell'immagine accresce soltanto la sensazione che si prova e non si scappa correndo ma solo rallentando il passo e soffermandosi su quello che si vede, perché se conti tutti i fiori che ci sono in quel prato allora puoi andare via perché avrai per sempre quell'immagine addosso senza doverla guardare continuamente.
Il problema forse è non avere paura dell'immagine che si vede.
La paura è come un muro che ti frena e ti dice il confine che non devi superare. Nella mia immagine, a massima apertura del diaframma, il muro non esiste. E forse prima di quel pensiero era forte e solido come in tutte le immagini delle altre persone.
E' come avere un muro dietro al letto che sorregge una libreria e tutti i giorni nessuno si chiede perchè quel muro sia lì e quale sia la sua funzione perché è ovvia. E' come quel prato con i fiori gialli, ci passi accanto ma non ti chiedi a cosa serve o quanti fiori ci sono dentro. Ma un giorno quel muro non c'è più e lo stacco con l'immagine precedente è tanto forte da richiamare tutta l'attenzione su quella parete mancante da cui ora entra aria fredda che gela il corpo.

E, come un fiume veloce di spettri
Attraverso le pallide porte
Una orribile folla si accalca
E ride, ma non sorride più.

lunedì 23 aprile 2007

Happy birthday!!


...if I'm not dead enough for life, am I alive enough for death?

oltrepassata anche questa soglia forse è il caso, come mi ripete costantemente mio padre, di mettere la testa a posto e smetterla con le cazzate, con i pensieri e i comportamenti fuorvianti, con quest'esteriorità provocatoria, con le "continue uscite con gli amicI" ( ma quali, che son in casa cinque sere a settimana?! ).

Fisicamente mi sento a posto.
Mentalmente mi sento retrocessa.
Psicologicamente a pezzi.
Inspiegabilmente di umore stabile.
Irrimediabilmente delusa.
Estremamente assonnata.

"dimessa" non è la parola esatta ma è la prima che viene in mente.

Il mio primo regalo di compleanno sarà un bel letto con lenzuola fresche, addormentarsi mentre tutti vanno a lavoro con il gatto tra le gambe.
E poi si vedrà. Adesso vorrei solo dormire.

Stanotte ho dormito da sola lontano e dopo colazione mi sono seduta in un giardino irreale, in un quartiere di periferia a leggere e fumare una sigaretta. Me ne stavo bella tranquilla senza nessun pensiero. Era una bella sensazione, non avere niente a cui pensare in quel momento, niente responsabilità, niente discorsi da calcolare e pesare e interpretare, e nessuno da ascoltare per forza, nessuno da guardare negli occhi, niente spremuta di cervello.
PACE
Ma non so se vorrei essere là adesso, stamattina sì, adesso va bene dove sono. Seduta qui accanto all'incubatrice di miracolino-Camilla, che dall'alto dei suoi 505 grammi ce la mette tutta per vivere. Questa sì che è scuola di vita. E' tornata dall'aldilà, forse per insegnarMI qualcosa? Perchè era tecnicamente morta. Ma il suo cuoricino non ne voleva sapere di smettere di battere e dai e dai, picchia e mena per sopravvivere, eccotela qui accanto a me, con le sue mani minuscole, la sua pelle sottile e quel pianto che sembra un lontano miagolìo.
Camilla e la vita.

Dunque vediamo...cosa mi piacerebbe ricevere di regalo...
.un carlino nero
.i cd degli icon of coil che non si scaricano da internet
.un paio di new rock
.la serie completa dei dvd di Lynch
.un vibratore
.una settimana, spese pagate, in Umbria, relax, vino e pesce
.un televisore al plasma con un sacco di pollici
.un acquario con acqua di mare ed un omino che lo manutenga
.un massaggio testa-piedi e piedi-testa e fronte-retro per due ore
.una ciotola con timer per il gatto così non mi sveglia più la mattina
.un pezzo di terreno in campagna
e poi e poi...

"I will never cry at night again.."
O forse sì. Ma solo perchè avrò sbadigliato.

MA LE VOGLIAMO MODIFICARE LA DATA E L'ORA DI QUESTO BLOG CHE SONO LE CINQUE DI MATTINA DEL 24 APRILE????!!!!SENNO' COME FACCIO A LAGNARMI CHE E' IL MIO COMPLEANNO...QUESTO MESSAGGIO SARA' NUOVAMENTE MODIFICATO APPENA AGGIORNATA LA DATA ALTRIMENTI SI AUTODISTRUGGERA' ENTRO 5 SECONDI,4,3,2...)

sabato 21 aprile 2007

CI SI PUO' VOLERE BENE?

Da piccola avevo tre amiche.
Tutte e tre femmine.
Poi avevo un migliore amico, Clay nell'universo di questo blog.
Clay non andava d'accordo con le mie amiche, non andava d'accordo con mia madre che mi ripeteva sempre di stargli lontano, non andava d'accordo con nessuno dei miei amici.
Ma io gli volevo tanto bene e stavo comunque sempre con lui.
Le mie amiche femmine comunque non si parlano tra di loro.
Ora, il sistema è complicato.
Diciamo che loro sono 1, 2, 3 e io sono 4.
Io parlo con 2 e 3, ma 2 e 3 tra di loro non si parlano, 2 parla con 1 che non parla con 3 e con 4.
Capito?
Io ancora mi confondo un po’. Con i miei amici maschi per quanto abbiano litigato nella loro vita, non mi è mai successo di incontrare un sistema così incasinato.
Io non parlo con 1 perchè 1 è andata a letto con il mio ragazzo. Ormai un sacco di anni fa.
Ho perdonato uno dei due, resta da capire quale e non è detto che sia quello con cui intrattengo ancora rapporti. Ma comunque, la storia di oggi riguarda 2 e 3.
2 vive in Irlanda.
Mi chiama raramente e ormai abbiamo poche cose da dirci. Amicizie in comune non ne abbiamo, visto che lei non parla con 3 e io sì e visto che lei parla con 1 e io no.
Mi racconta un po’ della sua nuova vita, poi inizia a parlare di 3 con toni negativi ricordando il motivo per cui non si parlano più. A me poco importa, ragioni non ne so dare e poco mi intrometto in questioni che non mi riguardano, fino a quando 2 mi chiede: "ma tu sei più amica mia o amica di 3?"
Ora, si potrebbe discutere ampiamente di quanto questa domanda sia più adatta ad una sedicenne che ad una che sta per raggiungere i 25 anni, ma la domanda mi ha spiazzato abbastanza. Ho fatto il solito discorso del tipo, ogni rapporto è diverso, non si può e non si deve fare paragone tra i rapporti e cose del genere.
Per un attimo ho pensato che avesse ragione quando mi ha detto: "non va bene così però, devi pur prendere una posizione, stai sempre in mezzo".
Ecco. Io non prendo posizioni.
Sarà indice di scarsa personalità?
Oppure mi sono fatta mettere in testa una bella paranoia che piace tanto alle ragazze come la mia amica? La mia paranoia odierna è figlia della sua insicurezza?

So solo una cosa, che dopo aver parlato con 2 ho telefonato a Clay ed abbiamo parlato di un tizio che si chiama Raman che ha buttato il gatto dalla finestra solo per vedere se cadeva in piedi. Pare che Raman non si fidasse delle dicerie popolari che dicevano che i gatti cadono sempre in piedi e che hanno sette vite. Il gatto di Raman è caduto in piedi ma una vita se l'è giocata di sicuro.

Victor mi fa notare che non riesce a pensare ad un futuro in coppia con me e per colpa mia. Tesoro, dico, io non riesco a pensare nemmeno ad un futuro con me stessa è così grave?
Per lui pare di sì.
Pare che sia così grave che è dovuto andare via per tre giorni per riprendersi dalle mie colpe nel non riuscire a pensare ad un rapporto di coppia serio e preciso. Non mi dai mia la mano per strada, non mi dici mai che mi ami, non mi coinvolgi nella tua vita.
Ti coinvolgerei a suon di schiaffi e insulti se ora non fossi scappato in un'altra città ma poi tanto non lo farei perché sono pigra e mi costa fatica anche litigare con te.
Quindi ciao.

mercoledì 18 aprile 2007

Come sei veramente


Firenze è calda, caldissima in questi giorni, uscire di libreria e ritrovarsi investiti dallo scirocco, è quasi consuetudine.
Mi piacciono i nomi dei venti, li conosco ma poi non li so mai abbinare al vento giusto, sapere da dove nascono, dove vanno e cosa portano. Perciò sono tutta fiera di me, quando uscendo , annuncio ai miei colleghi: "Sentite bello lo scirocco". Sospetto che tra non molto inizieranno a piovermi coppini sulla nuca, così imparo a giocare sempre a Sapientino, seppur senza cattiveria.
Lo "considero valore", per citare Erri De Luca nei suoi versi migliori.
Poi ci sono gli odori, che tornano tutti insieme, come se in pre-estate l'olfatto migliorasse in maniera più che sensibile, per cui mi capita di restare nella scia del profumo di qualcuno, o di essere vittima di momenti di sinestesia estemporanea, come quando oggi verso le quattro, scesa di macchina in pieno centro , ho sentito distintamente odore di carne fritta, meglio detta "ciccia fritta" in fiorentino, e ho pensato a mia nonna che ne cucinava badili.
Un pensiero poco nitido e fatto solo di sensazioni, ero piccina quando è morta.
DI lei ricordo comunque ben 3 odori: la "ciccia fritta", la garza [aveva una gamba più corta di un'altra di tipo dieci cm, e si metteva sempre sta garza che non sapeva di ospedale, ma solo di garza chissà perchè], e il Poison di Dior, ma non quello da zoccoletta che ho portato per tanto anche io, non quello rosso, proprio quello viola, quello da nonna, ma da signora nonna.
Gran profumo. Da allora, fino al profumo che indosso oggi - che invece è Shiseido- , ho sempre e solo portato profumi Dior; e da qualche anno porto il suo anello di fidanzamento alla mano destra, un topazio montato per orizzontale, come si faceva nei '40.
Se ci penso bene, se fosse ancora viva mia nonna, forse avrei già tentato ripetutamente di assassinarla, e certamente non avrei un cane, né avrei avuto un gatto.
Sono conti che bisogna pur fare, prima di cadere prede della nostalgia, specie se immotivata.


Poi , su questa combo cicciafritta-nonnaatavola-ioaseianni, si è innestata una di quelle belle crociere di giapponesi, col loro numeretto azzurro appiccicato sulla maglietta a righe, capitanati da una portatrice sana di paletta in plastica , anch'essa dotata del medesimo numeretto blu sulla sommità.
Mi hanno tipo travolta col loro passo piccolo garbato ma inarrestabile, sono rimasta lì in mezzo fino alla successiva folata di scirocco, a seguito della quale mi sono infilata a lavorare.
Sto pensando spesso allo weekend appena passato, me ne ero andata al mare per rilassarmi, tutta fermamente intenzionata ad andarci da sola. Poi ho pensato che chiedere alla mia amica sorella Blairdi venire con me, ci avrebbe fatto bene, non sono molte le persone che conosco da 12 anni e ancora sono parte attiva della mia vita, e da quando è fidanzata è un pezzo che non ci diamo del tempo per recuperare la nostra sintonia.
Il risultato finale è che abbiamo litigato tutta la notte, dalle due e mezzo fino alle sette meno un quarto, e non dicendoci cose carine, in fondo. E il problema reale di questo tipo di scontro non è lo scontro stesso, quanto i postumi, meno voglia di vedersi, meno cose da dirsi. Almeno per un qualche tempo, sarà così. Welcome to Lauren's Travel, l'agenzia per i viaggi rilassanti.
L'immagine che più mi è rimasta in testa dei due giorni, è stata l'ultima, quella del tipico barbone da stazione, con cane e cartello, col dettaglio che il cartello invece di dire "ho fame", "aiutatemi", "sono povero" o "ho 3 figli", recitava a caratteri cubici ma puliti
SENZA
NIENTE
lo guardavo, poi ci guardavo da fuori, ci vedevo con le occhiaie profonde e gli zaini in spalla, incerte se dirci qualcosa, far finta di nulla, o riaffrontare il tutto, come potessimo ancora trovare la forza per farlo.
La motivazione è -e resta- assolutamente stupida, ma come dice qualcuno, una volta che hai scoperchiato il vaso di pandora, il mondo non è più lo stesso. In quel momento ,SENZA NIENTE era una perfetta didascalia a noi due che stavamo per salire su quel treno, investite dalla luce del mattino come in quel quadro di Hopper. SENZA NIENTE da dirci ancora, da portare con noi in un eventuale altro viaggio, da raccontare agli altri di questo weekend.
Peccato. Ormai è andata, comunque.

Ieri sera, invece, per l'angolo delle cose belle, sono andata a vedere quell'uomo che il Conservatorio di Milano nel dicembre 1999 ha dichiarato "Non idoneo a tenere concerti in pubblico", uno spilungone classe 69 che risponde al nome di Giovanni Allevi, non so quanto ci sia o ci faccia conq uel suo fare da bambinone, ma quando ha spiegato, con la sua posa dinoccolata e sgraziata e la voce soffusa [pareva mucciaccia nei momenti più spregiudicati di Art Attack, a volte], come mai il suo album si chiamasse Joy, sarei salita sul palco e lo avrei abbracciato tanto:
"Ero in tourneé con No Concept, l'album scorso, e mentre camminavo per le strade di Milano proprio sotto casa, sono stato preso da un'attacco di panico per eccesso di gioia, e mentre mi portavano via in ambulanza pensavo che se fossi sopravvissuto - perchè io mica lo sapevo che si sopravvive agli attacchi di panico - avrei accettato tra le melodie che mi sarebbero venute a trovare, solo quelle che cantavano la gioia di vivere, e allora mi è venuta a trovare questa melodia dolcissima, e io l'ho chiamata Panic." Eccesso di gioia. Cazzo, ma esistete davvero? Fatti abbracciare, porca la miseria.

Poi è cominciata questa "melodia dolcissima", e per un'ora e mezza non è esistito nulla. Mi sono fatta bene.
Ho anche avuto la pelle d'oca a centimetri visibili, mentre il saschall veniva giù a suon di applausi. Mai visto il publico fiorentino da concerto in piedi per 5 minuti di orologio, senza che qualcuno avesse bisogno di andarsene prima della fine, molto bello. Anche se forse eccessivo. Come se dicessero "Sei bravissimo, e visto che ci dai l'occasione di elevarci tutti ad ascolatatori di classica, visto che la sdogani, sei ancora più bravo , senti che applauso ti meriti." O forse sono io ad avere in schifo l'atteggiamento adulatorio, anche laddove meritato, e finisco sempre col trovarci la sòla.
Tensione che sale e si scioglie , le mani veloci , le tredici dita di questo ragazzone che chiede il permesso di togliersi la felpa su un pezzo come Jazz-Matic, le sue introduzioni a base di Heidegger e Wittengenstein ai brani. E' comunque una performance di alto livello, va riconosciuto.
Il bis, quel bis che io attendevo col cuore in sussulto , finalmente arriva e con lui sento sulle guance e poi fino al collo, le lacrime rimaste lì dal finesettimana.
Allora ve la regalo, e ora esco ,vado a raggiungere gente che non ho voglia di vedere, ma che sono certa mi farà bene vedere, a dispetto di quanto potrei dire, occorre farsi delle violenze per non star peggio, delle volte.
Di Paul, e del suo -ahimè inutile anche se bellissimo - messaggio da Parigi, dirò poi.
Per voi che leggete, che un po' ci siete e un po' ci fate, il bis che tanto ho aspettato,
"Come sei veramente":




n.b.: sabato mattina inizio yoga, e mi trascino dietro la signorina Fields. Ci sarà da ridere.

lunedì 16 aprile 2007

WE

Alle 7 quando ho visto la mia amica alla stazione ero felice.
Ho fatto un sorriso grande per lei e per le ore che avremmo passato insieme.
Persone che non vedi da un po’, che non senti tutti i giorni ma che ti fa tanto piacere che siano nella tua vita.
Così siamo andate a casa di A. abbiamo mangiato una pasta schifosa cucinata due ore prima, poi abbiamo bevuto tanto vino.
Tanto che alle undici e mezza ero a Blockbuster a chiedere se avevano Il ragazzo di campagna con Renato Pozzetto. Tanto che dopo mezz'ora ero su un letto dedita alla visione di 7 chili in 7 giorni.
Il sorriso della cassiera che dice: “no, non ce l'ho il ragazzo di campagna” è stato qualcosa di illuminante. Ci ha detto sottovoce: “questi film italiani non li prende mai nessuno e allora sono fuori catalogo.”
Mi va benissimo questo film che mi ha fatto fare tantissime risate.
Ieri mattina mi sono svegliata a mezzogiorno e mezzo. Ho dormito ben 7 ore, quasi tutte di seguito. Sul letto ci siamo addormentati in quattro e mi sono svegliata da sola. Uno è andato al mare, due erano già in cucina.
Pomeriggio ho camminato sotto il sole, ho messo i piedi nel naviglio, ho suonato la chitarra con risultati soddisfacenti al massimo per il mio maestro.
Oggi mi arriva un messaggio: "allora ho chiesto per il traghetto per la Grecia. Prime due di agosto?".
Cazzo, devo aver progettato vacanze in Grecia con un po’ di gente.
Vorrei la leggerezza di questi due giorni sulle spalle per sempre, stare sdraiata su un prato ad ascoltare il mio amico che suona e la mia amica che canta, mangiare pizza fredda sotto ad un ponte e poi prendere il treno alla sera per tornare a casa.
Vorrei sempre avere due giorni inaspettati e felici come questi. Mi rendo conto di chiedere troppo.
Entrando in una pizzeria ho sentito questa canzone:

Odio l'estate

Che ha dato il suo profumo ad ogni fiore

L' estate che ha creato il nostro amore

Per farmi poi morire di dolor

Odio l'estate

Tornerà un altro inverno

Cadranno mille petali di rose

La neve coprirà tutte le cose

E forse un po' di pace tornerà

E in quel momento ho capito che il giorno era tutto perfetto così com'era, che sei dove vuoi essere e con chi vuoi essere. Se ci pensi bene non è tanto una fortuna di sempre.


sabato 14 aprile 2007

Je suis venu te dire que je m'en vais





Allora io vado all'acqua che da sola mi calma, a lei vado come al fondo di me come allo specchio alla radice al letto, alla mia mamma acqua e bevo, sgorgo, volo, cado, in quella posa dei sofferenti, poi torno a casa.

Poi, torno a casa... A lunedì.
Cercate di starmi bene, in questi due miseri giorni di ferie, intesi? Mnh.

giovedì 12 aprile 2007

IL SENSO C'E' MA E' OSCURO AI MOLTI

Ieri sera bevevo da grande alcolizzata consumata con quattro persone accanto.
Dai, è mercoledì sera, l'uscita infrasettimanale divertiti e fai silenzio.
Proponi argomenti di conversazione.
Su cinque persone, tre prendono il prozac, due parlano con uno psichiatra una volta a settimana, una è stata mollata dal ragazzo con la seguente frase: "non ti sembra che io e te siamo come fratello e sorella?", una non fa altro che parlare di quanto sia figo il suo ragazzo, una vorrebbe vedere tutte le altre fuori dalla sua visuale entro cinque secondi.
Le ragazze amano il prozac, almeno queste lo amano di sicuro e non si fanno problemi.
"Sono più calma, riesco anche ad andare al lavoro senza attacchi di panico."
Va bene, sono felice per te, non per questo devi rompermi i coglioni per una serata intera. "Non prendi il prozac?" " Non hai myspace?" "Non sei mai andata in vacanza in Grecia?"
Una volta il mio amico A. mi ha raccontato dei suoi attacchi di panico, mi ha detto: "dal nulla hai paura di morire". Poi gli ho fatto un gioco da tavolo che descrive le sue nevrosi e lui ha portato con sè il seguente commento: "sei stata buona, non sono nevrotico, sono proprio pazzo".
Io mai che riesca ad avere questi attacchi, tanto di moda tra la gente che conosco. Una volta la mia amica Laura ha avuto un attacco di panico in università e siamo state in bagno per due ore. Due ore sono un sacco di minuti da sprecare in un bagno ad avere paura di morire. Lei prendeva le sue gocce calmanti seduta sul calorifero, io aprivo la finestra e dicevo: "stai calma". Senza convinzione e senza in realtà volere che si calmasse. Fino a dove si può spingere questa paura?L'anno scorso mentre stavo andando a Imola ad un concerto la macchina si è fermata in autostrada. La mia amica ha avuto una crisi isterica, io ero solo contenta di poter salire sul carro attrezzi. Lei non capiva e piangeva, io ridevo e attraversavo l'autostrada con il giubbottino colorato. Una gran bella corsa sul carro attrezzi costata solo 100 euro. Lei si è fatta dare un calmante dalla segretaria dell'officina in cui ci hanno portato.
Io ho mangiato i ritz dalla macchinetta dividendo il mio pasto con un cane nero mentre lei inghiottiva le gocce mischiate all'acqua.
Scommetto che ovunque vai c'è sempre gente con i calmanti nella borsa e questa cosa mi mette tanto terrore addosso.
Sabato c'è una festa a casa di A. voglio distruggermi fino a non sentire più niente. Ci metto dieci minuti se mi impegno per bene, ho già trovato anche una complice per compiere il massacro definitivo al mio corpo giovane e alla mia testa che lavora troppo.
Sono d'accordo con chi afferma che Poe non è la lettura adatta alle 3 di notte. Soprattutto perchè se faccio un pensiero e apro a caso uno dei suoi libri trovo sempre la frase corretta per descrivere quel momento. Chissà se Poe prendeva i tranquillanti, chissà se faceva i miei stessi pensieri, chissà se ha mai pensato di andare in Grecia.

10 giorni fa prima di toccare quell'asfalto ho fatto un pensiero orrendo.
Uno sguardo vuoto verso i palazzi che avevo di fianco e che ho visto girarsi prima di schiantarmi a terra.
10 giorni fa quel pensiero è esploso fuori dalla mia testa ma batteva sul cervello già da tanto tempo.
La parola che ho in testa è sempre la stessa e suona forte come l'azione che descrive.
E se metto una mano sulla fronte la sento fredda, come ad essere morti senza essersene accorti.

Ma non voglio indugiare oltre sui dettagli delle mie assurdità.

lunedì 9 aprile 2007

Is Patrick already among us?


Una ragazza , al funerale della madre, incontra un uomo bellissimo, del quale si innamora a prima vista, ma che si volatilizza prima che lei riesca a parlarci.
Poco tempo dopo, nell'ordine delle due settimane, potremmo dire, questa ragazza uccide la propria sorella.
La domanda è PERCHE'?
La vostra risposta potrebbe rivelare una latente natura di serial killer.
Naturalmente ci sono più risposte, per questo angolo della psicologia da gente motori sapientemente incrociato con carosello, ma una sola è quella che un assassino seriale darebbe.
Tenete presente che l'individuo che ha posto il quesito a me, naturalmente aveva risposto da omicida.
E te pareva...
n.b.: Il quesito è aperto a tutti i -pochi- lettori di questo blog.
Come d'altronde lo sono i commenti ai post.
Tengo però a sottolineare che non è molto carino entrare in una casa e salutare una persona sola eh.
ciò detto,
vediamo chi è Bateman.

Una vita che ricomincia


Un monitor.
Una stanza semibuia.
Due numeri che mi dicono che i bambini stanno respirando e che il loro cuore sta battendo.
E la testa che viaggia per conto suo, quando ormai gli occhi vorrebbero chiudersi e devo tenerli aperti.

E' ricominciato tutto davanti ad un piatto di spaghetti alla piastra con verdure ed una improbabile - ma tutto sommato buona - birra giapponese.
Anfibi e collare, come se davvero me ne importasse di andare a ballare, come se davvero dovessi dimostrare che me ne importava di più di una cazzo di serata che del mio futuro, della mia vita. Per essere sempre, e fino in fondo, irrimediabilmente me stessa. La solita faccia stampata, tenedo i capelli sugli occhi, mentre lo ascoltavo parlare di porte in legno, e manigie in ottone anticato, e del giardino dove avremmo mangiato insieme, e della civetta che canta la notte, e delle finestre che apri appena sveglio al mattino per respirare l'aria fresca della campagna, e delle fioriere che non avrebbe mai riempito e che guardandole lo facevano sentire stupido perchè senza di me non avrebbe mai messo i fiori alle finestre.
E non ci credevo nemmeno più, non me lo ricordavo quanto era bello il contatto con la sua pelle, quanto vicina fosse la felicità che in questi mesi ho ricercato assecondando le mie passioni più perverse. Forse no, davvero "di là non è così bello come dicono".
Cosa mi fa sentire viva adesso?
Una speranza nel futuro, nel sentire che di nuovo le mie lacrime hanno un valore per qualcuno, che la mia voce non la sento solo io, che i segni sulla carne sono ora una cosa nostra e non solo mia e se mi prendi, e mi rigiri come un guanto, all'interno sono pulita perchè tu non mi fai male, dentro.

Ci ho creduto e ci credo.
Di nuovo ci credo.

E non voglio più avere paura.

giovedì 5 aprile 2007

Le 10 auspicabili caratteristiche del cliente di libreria

1. Il cliente modello di libreria non si fionda alla cassa come fosse il buffet in piedi del pranzo di nozze, è parimenti non si spertica tutto dall'altro lato del bancone , mani comprese, come si trattasse dell'orlo di un precipizio, nella fattispecie il precipizio dell'ignoranza: la cassa non è un traguardo e nemmeno un'isola felice. cercate di avvicinarvi come a qualunque altro posto. senza fretta, ché poi la cassiera si spaventa, nel migliore dei casi, o nel peggiore vi prende in odio, in maniera direttamente proporzionale alla fretta con cui siete entrati. E poi che so, guardatevi attorno dieci minuti, no?

2. Il cliente modello di libreria ha una tessera fedeltà e sa benissimo che suddetta tessera va sfoderata al momento dell'acquisto e non , come taluni paiono ritenere più opportuno, al momento della consegna dello scontrino : nel migliore dei casi la cassiera fa spallucce e vi dice che avreste dovuto ricordarvene all'inizio della transazione e si dispiace assai, nel peggiore voi costringete la cassiera ad annullare lo scontrino perchè proprio avete bisogno di questi punti.
lei vi odierà a vita, o almeno fino al prossimo acquisto, al principio del quale non mancherà di dirvi, sorridendo a denti stretti, ma strettissimi, strettissimi e lunghi come le zanne di un lupo "Avete con voi la tessera, prrrrego?"

3. Il cliente modello di libreria sa benissimo da sè che la libreria è ordinata secondo un certo criterio, e che ci sono sezioni apposite per cui ogni materia ha il suo posto e ogni posto la sua materia; pertanto non sbigottirà per poi recarsi affranto alla cassa domandandosi con terrore per quale ragione non sia riuscito a trovare i Fratelli Karamazov lì davanti , proprio accanto a Moccia, nel settore NOVITA'. Ma ammetto che questa tendenza è tipicamente propria delle nonne occhialute e vagamente ripiegate, che di solito proprio per via della conformazione della loro schiena, vedono solo quel che c'è esposto al terzo scaffale da terra.

4. Il cliente modello di libreria ha esitazioni su tutto, non sa quale sia il nome dell'autore, quale la casa editrice, non sa neppure dire con certezza se il libro che cerca esiste , tuttavia non ha esitazioni su una cosa: il metodo di pagamento. Perchè quel che si ignora dalla parte dei clienti , è che l'incasso effettuato a mezzo carta di credito o bancomat e quello in contanti, si conteggiano in maniera differente, e le cassiere sono tenute a specificarlo sullo scontrino. Scontrino che spesso, a causa delle code lunghe e incredibilmente concentrate in specifiche ore del giorno, viene chiuso anzitempo, specificando l'opzione che il cliente ha detto di preferire, prima che dimostri all'atto pratico di poterla preferire. Diciamo che solo nel 75% dei casi la scelta espressa e la realtà dei fatti coincidono. Vuoi perchè non hanno abbastanza contante, vuoi perchè la carta non passa - che strano , ho acquistato ora nel negozio accanto - , vuoi perchè vorrebbero pagare metà carta e metà contanti, vuoi perchè hand eciso di fare un test di capacità di sopportazione di chi hanno davanti e cambiano opzione tre volte in due minuti, senza mai che questa nuova scelta possa coincidere con quella espressa in precedenza, al momento della battitura.
Su tutto, abbiate dubbi su tutto. Ma vi prego, non sulla modalità di pagamento.

5. Il cliente modello non crede che i concetti di cassa e di punto informazioni siano impunemente sovrapponibili : il cliente modello, dopo essersi dato un'occhiata attorno, si addentra in libreria fiducioso e pieno di speranza, conscio che a breve incontrerà chi saprà dargli le risposte che cerca, proprio lì, al punto informazioni. Anche per evitare quelle scene in cui la cassiera guarda sbigottita un tizio tutto agitato che cerca di travalicare la fila armato di un foglietto strappato da chissà quale quaderno con sopra scritte delle cose indecifrabili, presumibilmente in aramaico antico, e lo liquida con un "Le chiederei cortesemente di accomodarsi al punto informazioni in sala centrale, dove i miei colleghi sapranno aiutarla". e il resto della fila pensa "Eh. Certo. Coglione."

6. Il cliente modello di libreria non arriva chiedendo se la libreria è o meno provvista di un bagno, per poi uscirne con aria visibilmente ristorata ed assolutamente al netto di qualsiasi tipo di acquisto. Fatela a casa vostra, o nel vostro albergo, maledetti.

7. Il cliente modello di libreria conosce le buone maniere, per cui sono ricordi del passato la gente che si rivolge alle cassiere così "Ciao, fammi un pacchetto" oppure "Perchè non mi fai lo sconto?" oppure
"...."
"Buonasera."
"..."
"Sono 8,80, con lo sconto 30% mondadori, fanno 5,48."
"..."
"Ha gli spiccioli?"
"..."
"Fa lo stesso, ecco a lei, buona serata."
"..."

8. Il cliente modello di libreria sa da solo che se ha l'ombrello e fuori sta diluviando, forse è il caso di infilarlo in uno dei quei profilatticoni bianchi che stanno appesi all'ingresso, che non indicano che proprio oggi adibiscono il negozio a set di un porno di superdotati , ma che forse mettere quegli aggeggi sgrondanti in un involucro eviterà alla libreria di dover gettare tutti i volumi accanto ai quali passerete.

9. Il cliente modello di libreria detesta gli incarti regalo della libreria. O non fa regali. Mnh , no . Non è esatto. Mettiamola così: il cliente modello di libreria regala un sacco di libri, ma ha la premurosa accortezza di chiedere un pacchetto solo quando è evidente che l'operazione non paralizzerà le attività di cassa in maniera irritante tanto per gli altri clienti in fila, quanto per la cassiera costretta a chiedere soccorsi da altri reparti. Inoltre non chiede sempre "Se potesse levarmi il prezzo", come se uno potesse rispondere davvero "no signora a lei no, perchè mi sta sul cazzo da morire, no ha un'idea di quanto, lei e is uoi stracazzo di regali".

10. Infine il cliente modello di libreria sa benissimo che ogni cosa ha il suo tempo, e che ci vuole appunto un sacco di tempo , per scegliere un libro.ed è perfettamente conscio di non poter entrare in una libreria 4 minuti prima della chiusura, così come un fumatore sa di non poter negare una sigaretta a un altro fumatore, salvo essere l'ultima, sapendo come si sta male senza nicotina. Ecco, allo stesso modo, no, non potete entrare in libreria proprio quando si sta chiudendo, perchè vi verrà notificato da ogni singolo dipendente , che tenterà di arrestare la vostra folle e disperata corsa al piano superiore perchè volete proprio QUEL cd e sapete già dov'è , e no, non ci interessa se avete già in mente cosa comprare, dobbiamo trovarvelo, nell'edizione che dite voi e magari persino al prezzo che dite voi, il tutto naturalmente alle 23,58.


Dedicato a tutti i clienti NON modello, nella speranza che ci provino, a migliorarsi.

martedì 3 aprile 2007

CRACK

Il mio progetto tre esami in una settimana è fallito ieri mattina alle 10.15, quando una lancia Y guidata dalla signora Immacolata di anni 60 ha urtato il mio motorino scaraventandomi dall'altra parte della strada.
Sono cose brutte anche solo a pensarci.
Soprattutto le scenate che la signora Immacolata ha fatto uscendo dalla macchina. Io, distesa a terra e sanguinante e lei che sbatteva i pugni sulla macchina e piangeva facendo una scenata degna di Mario Merola.
Così mi sono alzata, mi sono avvicinata alla signora con il casco rotto in mano e ho detto: "sto bene, non si preoccupi, si calmi".
La signora è salita in macchina ed è stata 30 minuti a piangere con la testa sul volante. Poco gliene fregava di come stavo, visto che appena uscita dalla macchina quando è arrivata la polizia ha detto: "mi sei venuta addosso".
Bene, vaffanculo signora Immacolata di anni 60, ti meriti solo questo.
Mentre controlli la tua macchina orrenda e i pochi graffi sul lato davanti, mentre vai dal vigile a ribadire che ti sono venuta addosso, mentre sto seduta sul marciapiede e arriva l'ambulanza e tu vuoi salire perchè ti senti male. Il volo di 5 metri l'ho fatto io però. Il motorino rotto e spappolato per terra è il mio, le ginocchia e la schiena sanguinante sono le mie.
La signora Immacolata di anni 60 se ne sta fuori dal furgoncino della polizia con l'assicurazione in mano aspettando che firmi la mia dichiarazione, mentre il marocchino che mi ha soccorso le dice: "io ho visto tutto, le hai tagliato la strada", mentre lo ripete al vigile e lei torna a piangere in macchina.
Adesso ti cito per mancato soccorso perchè appena sei scesa dalla macchina dopo avermi visto fare un volo assurdo hai gridato, hai pianto e hai detto: "chiamate l'ambulanza che mi sento male".
E tutta la gente ti soccorreva e io venivo aiutata dal marocchino che ti ha detto di fare silenzio.
La gente è senza limiti penso. Senza limiti di vergogna ed egoismo e io mi sono pure alzata per venirti a dire che stavo bene. Ti meritavi una scenata altrettanto degna della tua, così sì che stavi male sul serio.
Scommetto che è andata pure al pronto soccorso a farsi diagnosticare un colpo di frusta o un trauma di qualcosa e che avrà finito tutto in trenta minuti, mentre io ho dovuto aspettare quattro ore per due radiografie e tre medicazioni.
A parte la signora Immacolata che potrebbe anche sparire dalla mia vita finita questa storia, pare sia stata molto fortunata.
A detta dei tantissimi vecchietti che si sono fermati a parlare con me, a detta della signora che ha visto tutto dal balcone, che mi dice di andare ad accendere un cero, a detta delle persone che stavano al bar e che hanno visto il tuffo di schiena che ho fatto sull'asfalto.
Tutto bene insomma ma io spero tanto che di gente come la signora Immacolata di anni 60 ce ne sia veramente poca in giro, anche se sospetto che non sia per niente così.